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giu' tutte le piazze europee, milano ha perso il 3,51%. bancari a picco

Dubai in grave crisi, tremano le Borse

Dubai World, la holding finanziaria dello stato del Golfo, ha chiesto una moratoria di sei mesi nei pagamenti

Effetto Dubai, il greggio scende sotto i 75 dollari

2009-10-26

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2009-11-27

CORRIERE della SERA

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2009-11-27

tokyo chiude negativa (-3,22%) come tutte le borse asiatiche. Wall street apre in calo

La crisi di Dubai si fa sentire, Borse giù

Piazze europee in apertura trascinate al ribasso dal rischio fallimento di Dubai World, poi c'è il recupero

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NOTIZIE CORRELATE

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Dubai in grave crisi, tremano le Borse (26 novembre 2009)

Un operatore alla Borsa di Tokyo (Reuters)

Un operatore alla Borsa di Tokyo (Reuters)

MILANO - La crisi di Dubai World, con il congelamento per sei mesi dei pagamenti sui debiti (59 miliardi di dollari) della holding, porta giù prima le Borse asiatiche, poi, in apertura, anche quelle europee (per il secondo giorno consecutivo) e Wall Street. Lo scossone è forte e si teme un nuovo crack finanziario. Tokyo ha terminato gli scambi in caduta libera, a -3,22%, trascinata anche dal sostenuto rafforzamento dello yen che in apertura di seduta è sceso sotto quota 85 sul dollaro toccando i minimi dal 1995. L'indice Nikkei è sceso a 9.081,52 punti, 301,72 in meno della chiusura di giovedì.

WALL STREET - Apertura in pesante ribasso per Wall Street, che giovedì era chiusa per la Festa del Ringraziamento e che ora invece incamera l’allarme innescato dalla sospensione dei pagamenti sui debiti di Dubai World, il gruppo infrastrutturale dell’emirato. Ai primi scambi il Dow Jones crolla di 219,62 punti, pari al -2,10%, il Nasdaq cede 61,65 punti, a -2,83%, e lo Standard & Poor’s 500 cade di 24,97 punti, registrando un -2,25% per cento. La seduta di New York si svolge a orario ridotto, per il "black Friday" che segna l’inizio della stagione dei saldi prenatalizi negli Usa.

PIAZZE EUROPEE - Apertura in calo anche sulle piazze del Vecchio Continente: a Parigi l'indice Cac segnava in avvio di seduta -1,79% a 3.614,51 punti mentre a Londra il Ftse segnava -1,74% a 5.103,78 punti. In calo anche Francoforte (-1,6%). Non si discostava dal trend ribassista anche Piazza Affari che all'esordio vede l'Ftse Mib arretrare del 2,33% a 21.433,62 punti, mentre l'All Share perdeva il 2,12% a 21.887,23 punti. Successivamente però le Borse europee hanno recuperato terreno, spostandosi in territorio positivo, anche se si confermano pesanti le banche e i titoli delle società più esposte verso la città-Stato.

BORSE ASIATICHE - Chiusura negativa invece, oltre a Tokyo, anche per tutte le altre piazze asiatiche. A Seul il Kospi è caduto del 4,7% a 1.524,50, minimo da quattro mesi, a Hong Kong l’Hang seng ha segnato un calo del 5,1% a 21.088,55. "Gli operatori temono un crack finanziario a Dubai - commenta un operatore - e si stanno rifugiando nell'oro, titoli pubblici e perfino nel dollaro".

LO SPETTRO DELLA CRISI - Le difficoltà di Dubai hanno alimentato ipotesi di possibili effetti contagio in tutta l’area del Medio Oriente e delle economie emergenti, e richiamato lo spettro della crisi finanziaria asiatica della metà degli anni '90. La moratoria sui bond della Dubai World riguarda un gruppo complessivamente indebitato per circa 60 miliardi di dollari: l’emirato sta accusando un drammatico crollo dei prezzi immobiliari, che hanno subito cali dell’ordine del 50% dopo che negli anni scorsi aveva acquistato notorietà mondiale come polo finanziario dell’area che fa sfoggio di innumerevoli grattacieli, tra cui il più alto del mondo. La Dubai World, a controllo statale, è a capo del progetto per la creazione della gigantesca isola artificiale nel Golfo a forma di palma.

LA BANCA D'ITALIA - A rasserenare gli animi, almeno per quanto riguarda l'Italia, ci pensava però successivamente il direttore generale della Banca d'Italia Fabrizio Saccomanni: "Per quanto riguarda il sistema Italia non ci sono problemi - ha detto - l'esposizione verso Dubai è molto contenuta, non c'è alcuna preoccupazione". "Stiamo facendo approfondimenti, ma allo stato c'è serenità assoluta": ha detto invece il presidente della Consob, Lamberto Cardia. Per il presidente dell'Abi, Corrado Faissola, l'esposizione italiana sarebbe invece "estremamente marginale o inesistente" e gli istituti "non dovrebbero "avere problemi da quanto è capitato".

 

27 novembre 2009

 

 

 

 

 

2009-11-26

giu' tutte le piazze europee, milano ha perso il 3,51%. bancari a picco

Dubai in grave crisi, tremano le Borse

Dubai World, la holding finanziaria dello stato del Golfo, ha chiesto una moratoria di sei mesi nei pagamenti

MILANO - La grave crisi finanziaria del Dubai fa tremare le Borse che oggi sono prive del riferimento di Wall Street, chiusa per il giorno del ringraziamento. Milano alla fine cede oltre il 3% con il Ftse Mib che arretra del 3,60% e il Ftse All Share del 3,51%. Male in particolare il settore bancario (l'indice europeo del settore perde il 4,5%). Mercoledì infatti Dubai World, la holding finanziaria dello stato del Golfo, appesantita da 59 miliardi di dollari di debiti, ha fatto la richiesta di una moratoria di sei mesi nei pagamenti. Male come Milano anche le altre piazze europee con Londra, Parigi e Francoforte che alla fine hanno ceduto oltre il 3%. Alla fine l'indice Dj stoxx 600, che fotografa l'andamento dei principali titoli quotati sui listini del Vecchio Continente, ha perso il 3,27%, che equivale a 152 miliardi di euro di capitalizzazione bruciati in una sola seduta.

ISTITUTI INDEBITATI - Secondo l'agenzia Bloomberg, gli istituti con crediti maggiori nei confronti di Dubai World sono Royal Bank of Scotland, che a Londra ha ceduto il 7,61%, Barclays (-7,07% sempre sul listino inglese), Hsbc (-4,57%) e Lloyds (-4,17%) e Credit Suisse (-4,32%) Nel frattempo Standard & Poor's ha messo sotto osservazione con implicazioni negative il rating di lungo periodo delle banche locali Emirates Bank International, National Bank of Dubai, Mashreqbank e Dubai Islamic Bank, vista la loro esposizione su Dubai World. Il governo dell'Emirato arabo ha comunicato che Dubai World e la controllata Nakheel intendono chiedere a tutti ai finanziatori una moratoria e di estendere le scadenze almeno fino al 30 maggio 2010. La holding statale sta cercando di rinegoziare un "bond islamico" da 3,52 miliardi di dollari emesso da Nakheel, l'operatore immobiliare famoso per aver realizzato le isole a forma di palma, in scadenza il 14 dicembre prossimo.

 

26 novembre 2009

 

REPUBBLICA

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http://www.repubblica.it/

2009-11-27

Il Nikkei perde il 3,2 per cento. Male anche Hong Kong e Seoul

La Banca d'Italia: "Il nostro Paese è al riparo da contraccolpi"

Dubai, il ribasso arriva a Wall Street

Tokyo in rosso, regge l'Europa

dal nostro inviato GIOVANNI PONS

Dubai, il ribasso arriva a Wall Street Tokyo in rosso, regge l'Europa

Lavori per la costruzione della metro di Dubai

DUBAI - Crollano Tokyo e Hong Kong, le Borse europee aprono in calo, ma poi si riprendono e l'onda del possibile default di Dubai World porta i suoi effetti a Wall Street. La Borsa di Tokyo ha chiuso le contrattazioni in pesante ribasso (meno 3,22%) trascinata dalla crisi della holding immobiliare dell'emirato e dal continuo rafforzamento dello yen rispetto al dollaro che in apertura di contrattazioni è sceso sotto quota 85, livello che non toccava dal 1995. Peggio ha fatto Hong Kong che ha perso oltre il 4%.

Dopo un avvio in netto calo, pagando per ultima le conseguenze sui mercati dell'allarme scatenato dal caso Dubai World con flessioni del 2%, anche i listini della Borsa di New York hanno progressivamente limato le perdite. Attorno alle 17,30 ora italiana, il Dow Jones segnava -1,17% a 10.342,34 punti; lo S&P 500 -1,32% a 1.095,95 punti e il Nasdaq -1,22% a 2.149,55 punti.

Seduta di recupero invece per le borse europee, che dopo un'apertura a picco, nel pomeriggio hanno rialzato la testa chiudendo sui massimi di giornata; sembrano quindi attenuarsi i timori sulle implicazioni della crisi del Dubai dopo la reazione emotiva di ieri.

Il Ftse 100 a Londra ha chiuso a 5.245,73 punti (+0,99%); il Dax a Francoforte a 5.685,61 punti (+1,27%); il Cac 40 a Parigi ha guadagnato l'1,15% e il Ftse Mib di Milano l'1,29% a 22.205,28 punti.

Sui possibili effetti del caso Dubai World in Italia, rassicurazioni sono arrivate dal direttore generale di Bankitalia. Secondo Fabrizio Saccomanni, il sistema finanziario italiano non subirà conseguenze: "L'esposizione è molto contenuta, non c'è alcuna preoccupazione".

Gli investitori di tutto il mondo sono preoccupati soprattutto per la mancanza di informazioni sul reale stato della crisi di Dubai World, la società controllata dal governo di Dubai, che mercoledi sera ha chiesto alle banche una moratoria di sei mesi per la restituzione di prestiti per 59 miliardi di dollari.

Il problema è che fino a domenica nel Medio Oriente si osserva la festività religiosa di Eid al-Adha e dunque sarà difficile conoscere i dettagli della ristrutturazione del debito. La dichiarazione rilasciata ieri sera dallo sceicco al-Maktoum non è servita a rasserenare i mercati. Una conference call con gli investitori si è interrotta bruscamente per un sovraccarico delle linee telefoniche, innervosendo ancora di più gli operatori.

In particolare gli investitori internazionali vorrebbero sapere se lo "standstill" (congelamento del pagamento del debito) è un'opzione offerta ai creditori o un'imposizione per gli stessi. Nel secondo caso, secondo le agenzie di rating, saremmo di fronte a un vero e proprio default del debito del paese che potrebbe avere conseguenze nefaste per la credibilità degli Emirati arabi e per i mercati nel loro complesso.

Il secondo punto che inquieta la comunità finanziaria riguarda lo stato dei rapporti tra Dubai e Abu Dhabi, l'emirato confinante ricco di petrolio che in passato ha fornito le risorse finanziarie necessarie a garantire i prestiti del Dubai.

Qualcuno sospetta che la dichiarazione shock che annunciava lo standstill sia stata in qualche modo provocata dalle autorità di Abu Dhabi dopo che alcune banche appartenenti a questo emirato hanno concesso solo 5 miliardi di dollari di prestiti, la metà dei 10 previsti dal piano di salvataggio messo a punto a inizio anno in seguito al crollo dei prezzi degli immobili.

L'unico fatto certo sembra essere l'incarico affidato dal governo del Dubai alla Deloitte LLP per la ristrutturazione del debito, incarico che comunque non avrebbe provocato le dimissioni del management team della Dubai World guidato dal sultano Ahmed bin Sulayem, da tempo considerato il braccio destro dello sceicco Mohammed bin Rashid Al Maktoum.

© Riproduzione riservata (27 novembre 2009)

 

 

 

 

 

2009-11-26

La holding statale Dubai World, alle prese con un debito di 59 miliardi di dollari

Chiesta una moratoria sul pagamento della "Palma". Vip tra azionisti e acquirenti

Dubai, senza soldi l'isola dei ricchi

tremano le Borse di tutto il mondo

di LUCA PAGNI

Dubai, senza soldi l'isola dei ricchi tremano le Borse di tutto il mondo

Un nuovo fantasma si aggira sui mercati finanziari. Parla arabo, arriva dai paesi del Golfo e sta gettando nel panico le Borse di tutto il mondo. Con l'eccezione di Wall Street, ma soltanto perché la piazza di New York è chiusa fino a lunedì per i festeggiamenti del Thanksgiving Day.

La nuova bolla finanziaria ha il suo epicentro a Dubai, una delle capitali del lusso mondiale, preda di una frenetica corsa all'investimento immobiliare. Lo stesso settore da cui è nata - partendo dagli Stati Uniti - la crisi dell'economia globale soltanto un anno e mezzo fa.

Nella tarda serata di ieri, Dubai World - la società a capitale pubblico che controlla i principali investimenti immobiliari del paese - ha fatto capire di essere sull'orlo del crac. Il comunicato ufficiale parla di una richiesta avanzata alle banche per congelare almeno per sei mesi il pagamento delle scadenze sul debito, che complessivamente ha raggiunto la cifra di 59 miliardi di dollari.

L'annuncio è arrivato a causa delle difficoltà finanziarie della Nakheel, la società di costruzioni, considerata almeno fino a poche settimane il gioiello dell'emiro di Dubai, ma che entro la metà di dicembre deve far fronte al pagamento di un emissione obbligazionaria in scadenza per 3,5 miliardi di dollari.

Una vicenda che potrebbe innescare un effetto domino dagli effetti ancora da valutare nella loro gravità, ma sicuramente preoccupanti, tenuto conto della debolezza in cui versa l'economia mondiale. Lo si è subito capito all'apertura delle Borse europee, investita da un'ondata di vendite che ha colpito in particolare il settore del credito. Si teme gli effetti di un possibile default, cioè di un crac finanziario dell'emirato: secondo gli analisti di Credit Suisse, il sistema delle banche del vecchio Continente potrebbe essere esposto fino a 40 miliardi di dollari.

A Dubai - secondo gli ultimi dati disponibili - l'indebitamento del paese ha raggiunto gli 80 miliardi di dollari l'anno scorso di cui 70 miliardi fanno capo a imprese pubbliche. Tra l'altro le scadenze a breve e medio termine dei debiti di Dubai sono molto consistenti, circa 13 miliardi di bond da rimborsare l'anno prossimo e 19,5 miliardi di dollari nel 2011.

Tra gli investimenti più noti di Dubai World c'è l'isola artificiale a forma di palma le cui ville sono state vendute in questi anni anche a calciatori famosi e star del cinema e di cui è stato avviato anche un progetto gemello deliberato nonostante la crisi finanziaria. Si tratta di proprietà vendute a peso d'oro, considerate fine a un paio di anni fa investimenti sicuri e destinati ad acquistare valore nel tempo. Ma come nel resto del mondo, anche a Dubai le quotazioni degli immobili sono crollate. E nonostante negli ultimi mesi ci sia stato un recupero dei prezzi, il calo da inizio anno è comunque attorno al 50%.

© Riproduzione riservata (26 novembre 2009)

 

 

 

 

 

Tutti i mercati finanziari europei registrano perdite intorno al 3%

Per il credito una delle peggiori sedute degli ultimi sette mesi

Effetto Dubai, da Milano a Londra

le Borse bruciano 160 miliardi

Effetto Dubai, da Milano a Londra le Borse bruciano 160 miliardi

La più grande torre del mondo in costruzione a Dubai

Giornata nera sulle piazze finanziarie europee, piegate dall'effetto Dubai. La holding statale immobiliare Dubai World ha chiesto alle banche una moratoria di sei mesi su debiti per 59 miliardi di dollari. La richiesta ha portato le agenzie di rating ad abbassare le valutazioni sulle banche creditrici che a loro volta hanno immediatamente pagato pegno sui mercati, trascinando l'intero comparto.

Nella sola giornata di oggi sono andati in fumo circa 159 miliardi di euro di capitalizzazione e l'indice Ftse Eurofirst 300 ha perso il 3,21% a 989,14 punti facendo registrare il valore di chiusura più basso delle ultime tre settimane. Per il settore del credito è stata una delle peggiori giornate degli ultimi sette mesi. Il rischio default della Dubai World ha colpito in particolare titoli come Royal bank of Scotland, Hsbc, Barclays e Credit Suisse, che secondo Bloomberg sono tra le banche con crediti maggiori verso Dubai Wordl, ma anche titoli come Santander e Bnp Paribas.

Standard & Poor's ha messo poi sotto osservazione con implicazioni negative il rating di lungo periodo delle banche locali Emirates Bank International, National Bank of Dubai, Mashreqbank e Dubai Islamic Bank, vista la loro esposizione su Dubai World.

Sui mercati europei, a Londra il Ftse 100 ha chiuso a 5.194,13 punti con una flessione del 3,18%. A Parigi il Cac 40 termina a 3.679,23 punti (-3,41%). Il Dax di Francoforte si è attestato a 5.614,17 punti (-3,25%), mentre l'Ftse Mib di Milano con 21.922,45 punti ha ceduto il 3,51%. La peggiore è stata Amsterdam che ha perso il 3,62%.

A Milano la corsa alle vendite ha colpito pesantemente tutto il comparto finanziario: Mediolanum e Banco Popolare hanno ceduto rispettivamente il 5,41% e il 5,02%. Male anche Unicredit (-4,85%) e Intesa SanPaolo (-4,10%). Tra gli assicurativi, Generali ha perso il 4,35%, Unipol il 4,19%, Fondiaria Sai il 4,11%.

(26 novembre 2009)

L'UNITA'

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http://www.unita.it

2009-11-27

La crisi di Dubai affonda tutte le Borse

Apertura in pesante calo per le Borse europee dopo il tonfo di ieri, sulla scia della chiusura negativa dei listini asiatici, appesantiti dalla crisi di Dubai World: Tokyo ha infatti chiuso la seduta di oggi con il Nikkei in ribasso del 3,22%. A Francoforte il Dax perde l'1,64%, a Parigi il Cac40 l'1,76% e il Ftse 100 di Londra è in calo dell'1,58%. Avvio in deciso calo anche a Piazza Affari: Ftse It All -2,22%, Ftse Mib -2,34%.

Abu Dhabi commercial bank, terza banca degli emirati arabi uniti, sarebbe il primo creditore estero di dubai world, il conglomerato pubblico di dubai che mercoledì ha chiesto una moratoria sul debito, con un'esposizione massima di 1,9 miliardi di dollari. Lo hanno riferito fonti vicine alla banca all'agenzia di stampa bloomberg. "Siamo in contatto con dubai world e ci siamo parlati più di una volta tra ieri e oggi - afferma alàa eraiqat, ceo di abu dhabi commercial bank in un'intervista diffusa dal sito web di bloomberg - abbiamo molte garanzie sul debito e questo è un fatto positivo".

27 novembre 2009

il SOLE 24 ORE

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2009-11-27

Le Borse smaltiscono l'effetto Dubai: chiusura in rialzo

27 novembre 2009

Tokyo pesantemente negativa: -3,2%

Effetto Dubai, il greggio scende sotto i 75 dollari

Segui gli indici

I grafici delle Borse

Speciale trimestrali

"Dai nostri archivi"

Ciclone Emirati sulle Borse In Europa bruciati 152 miliardi

La crisi di Dubai World Tremano le banche europee

Immobiliare: offerta araba per l'ex Falck a Milano

Borsa: l'industria frena Wall Street, l'Europa chiude positiva

Borsa, l'Europa chiude contrastata. A Milano brilla Fastweb

Le Borse europee sembrano aver smaltito l'effetto della crisi di Dubai e, dopo una mattinata in rosso, chiudono in buon rialzo: a Piazza Affari l'indice Ftse All-Share segna +1,28% a 22.648 punti, mentre il FTSE Mib +1,29% a 22.205 punti. .

Torna il denaro sui bancari: si va dal +3,1% di Unicredit al +1,91% del Banco Popolare +1,48% del Monte dei Paschi, +1,4% di Intesa Sanpaolo.

Lievemente indietro gli energetici, penalizzati dalla caduta verticale del greggio che brucia oltre due dollari. Poco brillanti infatti Eni e Saipem, ma anche Enel a +0,56% e Snam.

Buon recupero per Fiat: oggetto di pesanti realizzi nella prima metà della seduta, il titolo riesce a chiudere a +2,18% grazie alle dichiarazioni di Montezemolo sull'azionariato Ferrari in cui figura il fondo di sviluppo di Abu Dhabi, paese "solido" e in situazione molto diversa da quella dell'altro Emirato, secondo l'alto dirigente Fiat.

In volata Safilo, che termina in rialzo di oltre 7% alla vigilia della nuova - presumibilmente ultima - scadenza per la sottoscrizione del bond, in un mercato che sembra convinto della riuscita del salvataggio. Vola anche Exor.

Sugli scudi editoriali come Espresso e Mondadori, forti secondo i trader di rimbalzi di natura principalmente tecnica.

Si accentua intanto la ripresa dei cementiferi, con Buzzi Unicem e Italcementi. Brilla Bulgari dopo la promozione del giudizio Goldman Sachs a "buy". Debole Telecom Italia all'indomani della decisione Agcom di ridurre di 0,5 euro al mese, retroattivamente da gennaio 2009, il canone che la società chiede per le connessioni in banda larga a clienti e concorrenti. Eccellente Eutelia a +5,91%, mentre proseguono le proteste dei dipendenti e il ministro dell'Economia ha parlato ieri sera in televisione delle cattiva amministrazione della società.

Volata per Snai, che chiude a +5,65% dopo la conferma di un'offerta vincolate sul "core business" da parte di due fondi di private equity.

Wall Street viaggia invece in ribasso: il Dow Jones segna -1,17% a 10.342,34 punti; lo S&P 500 -1,32% a 1.095,95 punti e il Nasdaq -1,22% a 2.149,55 punti. Listini appesantiti soprattutto dalle perdite del comparto bancario e delle materie prime, in una giornata che ha visto sotto pressione tutte le piazze finanziarie mondiali, in primis i mercati emergenti.

Dopo un avvio in netto calo, con flessioni del 2%, i listini della Borsa di New York hanno progressivamente limato le perdite in una seduta che peraltro osserverà orario ridotto per la festa del Thanksgiving Day.

27 novembre 2009

 

 

 

Effetto Dubai, il greggio scende sotto i 75 dollari

2009

"Dai nostri archivi"

Petrolio in discesa in Asia sotto i 75 dollari al barile

Greggio in calo verso i 113 dollari al Nymex

Petrolio, il Wti scende sotto i 44 dollari

Petrolio, crollano i consumi Usa e scende sotto i 115 $

Quel circolo vizioso che "spinge" il greggio

I prezzi del petrolio sono scesi sotto i 75 dollari il barile sui circuiti telematici asiatici in un mercato nervoso per la crisi finanziaria scoppiata a Dubai con la richiesta di moratoria su decine di miliardi di dollari di debiti. Un ulteriore elemento di pressione é giunto dai deboli dati economici del Giappone. Il Wti di gennaio ha perso 1,79 dollari a 74,61 dollari il barile sulla chiusura di mercoledì (ieri il Nymex era chiuso). Il Brent cede 1,13 dollari a 75,86 dollari.

27 novembre 2009

 

 

 

 

 

FINANZA&MERCATI

ILSOLE24ORE.COM > Notizie Finanza e Mercati ARCHIVIO

Il rischio paese di Dubai

sale ancora, Cds alle stelle

a cura di Alberto Annicchiarico

27 novembre 2009

Grattacieli a Dubai

Saccomanni: la finanza italiana non deve temere Dubai

Paura di un effetto contagio

Le economie del Golfo

L'Emirato assicura "azione decisiva"

Dubai: la terra che avanza sul mare

A Cityscape 2008 la Dubai del futuro

I vip alla corte dello sceicco

Le star che investono a Dubai

L'allarme sulla possibile insolvenza di Dubai World, la holding dell'emirato che ha chiesto mercoledì di congelare i propri debiti per sei mesi (che ammontano in totale a 59 miliardi di dollari), si è stemperato sui mercati finanziari europei, che ieri hanno vissuto una giornata di passione.

La tensione che ha caratterizzato la vigilia non ha cambiato, però, i programmi degli sceicchi, che si apprestano a dare il via al "più grande spettacolo pirotecnico nella storia dell'umanità", come scrive il quotidiano degli Emirati Arabi Uniti al Ittihad. L'occasione è offerta dai festeggiamenti per il 38° anniversario dell'indipendenza di Abu Dhabi, ma ai festeggiamenti partecipa anche lo sceicco e primo ministro di Dubai, Mohammed Bin Rashid Al Maktoum.

Decolla il costo per assicurare il debito

Eppure non ci sarebbe granché da festeggiare. Nonostante l'esposizione delle banche nel mondo sia consistente (intorno ai 40 miliardi di dollari) ma alla fine l'incidenza sugli utili non sembri (almeno per quanto delineato da alcuni studi) giustificare il panico di ieri, i credit default swaps (Cds) a cinque anni di Dubai, cioè il costo per assicurare il debito sovrano dell'emirato del Golfo, sono ulteriormente schizzati oggi di 167 punti a 708,96 punti base (+31% rispetto a ieri). In pratica ci vorrebbero 708mila dollari (contro i 318mila di martedì) per assicurarsi per cinque anni 10 milioni di dollari di debito sovrano.

Dubai è ora al quarto posto nella classifica dei paesi a rischio default con una probabilità del 38,8 per cento. Precedono l'emirato Ucraina (57,6%), Venezuela (57,1%), Argentina (46,3%). Oltre a quelli di Dubai i Cds che oggi sono saliti di più in percentuale sono quelli di Hong Kong (+19%, cioè 10 punti a 62,56 punti base), Abu Dhabi (+17,3% o 27,87 punti a 188,29 pb), Australia (+15,9% o 5,5 punti a 40 pb), Corea (+15% a 15,36 punti a 117,46 pb), Slovacchia (+14,1% a 10,54 punti a 84,84 pb), Malaysia (+13,2% o 13,81 punti a 117,8 pb) e Giappone (-12,2% o 8,77 punti a 80,32 pb).

L'evoluzione della crisi

Cosa succederà a questo punto? In attesa di una comunicazione annunciata per l'inizio della prossima settimana circolano varie ipotesi. Potrebbe, tra l'altro, intervenire in auto il vicino emirato di Abu Dhabi, che a differenza di Dubai fonda la propria ricchezza sul petrolio. Secondo uno studio della banca elvetica Ubs all'origine dell'annuncio shock di mercoled' potrebbe esserci stato proprio un sostegno di Abu Dhabi meno generoso, oppure un indebitamento più alto di quanto si pensasse o forse una mossa premeditata per affrontare una volta per tutte i problemi del mondo societario del Dubai. La richiesta-shock di moratoria del debito di Dubai World avanzata dall'Emirato, del resto, "non può essere stata presa alla leggera, date le gravi implicazioni per la reputazione degli Emirati" sui mercati finanziari, colti di sorpresa.

Vulnerabilità e problemi del Dubai, in realtà, non sono una novità, sottolinea Ubs: niente petrolio, niente risparmi, un debito stimato a 80-90 miliardi di dollari pari al 100% del Pil e una grossa bolla immobiliare. Tuttavia negli ultimi due mesi la situazione sembrava migliorata e recentemente lo sceicco Mohammed bin Rashid al Maktoum aveva rassicurato gli investitori sull'affidabilità dell'Emirato.

I tre possibili scenari

Data la "mancanza di trasparenza", si possono avanzare solo scenari sui motivi dell'improvvisa ristrutturazione del debito. Il primo ipotizza che l'Abu Dhabi intenda soccorrere il Dubai solo dopo che l'Emirato avrà fatto ordine in casa propria, il che solleverebbe preoccupazioni sullo stato delle relazioni tra i due emirati. Il fondo sovrano dell'Abu Dhabi ha asset per 500 miliardi di dollari e fare fronte alla scadenza di 3,5 miliardi del 14 dicembre del debito Nakheel non avrebbe dovuto essere un grosso sforzo, se ci fosse stata la volontà politica di farlo.

In alternativa potrebbe essere una mossa premeditata da parte di entrambi i Governi, che hanno voluto riportare responsabilità e affidabilità nel settore societario dell'emirato, evitando la scorciatoia dei salvataggi che non avrebbe solo rinviato il problema del moral hazard. Oppure, ultima ipotesi, i problemi finanziari del Dubai sono peggiori di quanto si pensi e il debito dell'Emirato considerando le passività off-balance, è superiore alle cifre circolate finora, il che potrebbe implicare effettive difficoltà a fare fronte alle scadenze.

Secondo gli analisti di Ubs, è probabile che si tratti di un mix dei tre scenari, che oltre al grave danno che sta causando ora potrebbe tuttavia avere positive implicazioni nel medio termine. Permettendo alle forze di mercato di svolgere il proprio ruolo, il Dubai potrebbe infatti ripartire su basi più solide. Insomma "un danno adesso, ma un guadagno futuro". Il punto interrogativo, tuttavia, é d'obbligo.

Nella City le banche europee più inguaiate

Royal Bank of Scotland è il primo intermediario finanziario di Dubai World, mentre Hsbc è l'istituto più esposto nei confronti degli Emirati Arabi Uniti. È quanto afferma JPMorgan in un rapporto, citato dall'agenzia Bloomberg, in cui si precisa che Rbs dal gennaio 2007 ha gestito 2,28 miliardi di dollari di investimenti finanziari per conto di Dubai World, e che Hsbc aveva un'esposizione di 17 miliardi di dollari a fine 2008. Nel rapporto si indica inoltre che le banche estere hanno 47,1 miliardi di dollari a rischio.

27 novembre 2009

 

 

L'edificio più alto del mondo

e il debutto carico di dubbi

di Andrea Franceschi

27 novembre 2009

(AFP Photo/Karim Sahib)

Burj Dubai, il grattacielo alto 800 metri

VIDEO / Viaggio nel Burj Dubai

VIDEO / L'avveniristica metropolitana di Dubai

Con 162 piani e oltre 800 metri di altezza, il Burj Dubai è il grattacielo più alto del mondo. Uno dei simboli della grandezza e degli eccessi di Dubai. I lavori per costruirlo sono iniziati nel 2004 e tra poco più di un mese sarà inaugurato ufficialmente. Ma dopo che la Dubai World ha chiesto una moratoria di sei mesi sul pagamento dei 79 miliardi di dollari debiti, il futuro della torre più alta del mondo non è così roseo come prima.

La notizia ha infatti provocato un vero e proprio terremoto per le società del settore, tra cui anche la Emaar Properties, che sta costruendo l'edificio. La società, partecipata al 31% dal governo di Dubai, si è vista tagliare il rating dall'agenzia Moody's da Baa1 a Ba2. Praticamente un titolo spazzatura.

Lo scintillante settore immobiliare di Dubai, protagonista di un boom impressionante negli anni scorsi, sta ora iniziando a mostrare le prime vistose crepe. E i problemi della Nakheel, il braccio immobiliare di Dubai World, secondo diversi addetti ai lavori sono solo la punta dell'iceberg di un settore già in crisi profonda. Ad aprile 2009 Moody's aveva già tagliato pesantemente il suo giudizio sulla Emaar Properties, alla luce del rallentamento del mercato negli Emirati.

Che succederà se il governo di Dubai (principale azionista della Dubai World) non riuscirà a ripagare i suoi debiti? "Ci troveremmo di fronte al più grave crac dai tempi dei bond argentini" dice Marina Akopian, partner di Hexam Capital, che gestisce un portafoglio di circa 440 milioni di dollari solo nei mercati emergenti. "Se ciò dovesse accadere, l'impatto sul mercato immobiliare, a Dubai e in tutto il mondo, potrebbe essere molto negativo".

27 novembre 2009

 

 

 

 

Saccomanni: "La finanza italiana

non deve temere Dubai"

27 novembre 2009

 

Il sistema finanziario italiano non ha

nulla da temere dal rischio crack nell'Emirato di Dubai. Lo ha affermato il direttore generale della Banca d'Italia, Fabrizio Saccomanni, a margine di un convegno all'Abi, l'associazione delle banche italiane. "Per quanto

riguarda il sistema Italia - ha detto Saccomanni - non ci sono problemi. L'esposizione è molto contenuta, non c'è alcuna preoccupazione". Saccomanni non si sbilancia, invece, sul rischio di un'estensione su scala globale del possibile fallimento della Dubai World: "Bisognerà vedere cosa succede", ha detto il direttore generale di Bankitalia.

Sulla tranquillità delle banche italiane è intervenuto anche il numero uno dell'Abi, Corrado Faissola. L'esposizione degli istituti nei confronti del Fondo Dubai World è "estremamente marginale o inesistente", pertanto "non dovrebbero avere problemi da quanto è capitato". Anche Lamberto Cardia, presidente della Consob, si dice "sereno": "Stiamo facendo approfondimenti, ma allo stato c'è serenità assoluta", ha commentato entrando ad un convegno all'Abi.

Ieri anche alcuni istituti di credito avevano rassicurato che l'esposizione delle banche italiane nei confronti di Dubai è minima. Interpellati da Radiocor, hanno precisato la loro posizione benché per le banche italiane, al momento, non esista l'obbligo di rivelare al mercato il grado di esposizione, dato che non si è verificato alcun default né è pervenuta alcuna richiesta in questo senso. Unicredit ha sottolineato che la sua esposizione nei confronti di Dubai World "non è rilevante" mentre Ubi Banca, Banco Popolare e Popolare di Milano hanno sottolineato di non avere alcuna esposizione nei confronti del Dubai.

D'altra parte le banche italiane presenti negli Emirati hanno soprattutto uffici di rappresentanza con cui seguono anche all'estero i clienti italiani ed europei. Nessun istituto italiano, inoltre, emerge dalla classifica delle banche straniere più attive negli Emirati Arabi Uniti, redatta dall'Associazione delle banche degli emirati (Eba).

27 novembre 2009

 

 

 

 

Montezemolo distingue: "Abu Dhabi è una paese solido"

27 novembre 2009

 

Secondo il presidente di Ferrari Luca Cordero di Montezemolo, "nel commentare la situazione economica di Dubai si fa troppa confusione con l'altro Emirato, quello di Abu Dhabi, il cui fondo di sviluppo Mubadala è azionista al 5% di Ferrari. La situazione economica di Abu Dhabi è solida e profondamente diversa".

"Il paese - ha detto ancora Montezemolo - ha fatto scelte importanti basandosi sull'estrazione del greggio e ha compiuto investimenti soprattutto nello sviluppo industriale, nell'education, nella ricerca, nella tecnologia, nel turismo e non solo nel settore immobiliare. Il grande progetto che Ferrari ha in Abu Dhabi, la realizzazione del parco tematico, sta procedendo secondo i piani e verrà inaugurato il prossimo anno. Ho personalmente una grande ammirazione - ha concluso Montezemolo - per come questo paese è gestito con la capacità di guardare avanti senza farsi trascinare in progetti speculativi".

27 novembre 2009

 

 

 

 

2009-11-26

Dubai World, le banche europee

tremano: esposte per 40 miliardi

a cura di Alberto Annicchiarico e Vittorio Carlini

26 novembre 2009

Lo sceicco Mohammed bin Rashid al-Maktoum (Afp)

Il London stock exchange sotto pressione

A Dubai cancellati progetti per l'80% del valore

Da Moody's fioccano i tagli sui rating

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Le star che investono a Dubai

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Dubai: la terra che avanza sul mare

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A Cityscape 2008 la Dubai del futuro

"Dai nostri archivi"

Ciclone Emirati sulle Borse In Europa bruciati 152 miliardi

Il London stock exchange sotto pressione

Abu Dhabi soccorre Dubai Salvati due giganti dei mutui

A Dubai cancellati progetti per l'80% del valore

Il fondo sovrano di Dubai acquista una quota rilevante di Sony

"Su Dubai il sole non tramonta mai", recita lo slogan di Dubai World, la holding statale che controlla colossi del real state, della logistica, della finanza e dell'energia nel piccolo emirato arabo. Ma più che con il sole, ora Sua altezza lo sceicco Moahmmed bin Rashid Al Maktoum deve fare i conti con lo scoppio della bolla immobiliare. Anzi, meglio dire con l'evaporare del business del real estate su cui Dubai ha puntato gran parte del suo futuro. E che adesso rischia di far tramontare il sole sulle immense ricchezze degli emiri, inguaiando anche gli investitori occidentali.

Dubai World, il cuore finanziario dell'emirato, zavorrata da 59 miliardi di dollari di passività (il 70% dell'intero debito statale) ha chiesto ai creditori una moratoria di sei mesi sul debito e sta cercando di rinegoziare le sue posizioni, compreso un bond islamico da 3,52 miliardi della controllata Nakheel Properties, in scadenza il 14 dicembre.

Una mossa che non poteva restare senza conseguenze. Standard & Poor's è intervenuta sottolineando che una simile ristrutturazione equivale, nei fatti, a un default. Risultato? I Credit default swap sul debito sovrano a cinque anni sono letteralmente entrati in orbita a quota 571: il sintomo che cresce il rischio di insolvenza. In salita anche i Cds a cinque anni del vicino Bahrein.

Sui mercati finanziari è scattato l'allarme, a causa dei timori per il coinvolgimento di grandi banche proprio sulla base di una esposizione al debito dell'emirato. Rispetto a questo tema, è intervenuta di nuovo Standard & Poor's che ha messo sotto Credit Watch negativo (cioè sta valutando la situazione per definire se modificare il merito di credito) alcuni importanti istituti finanziari della zona. La Emirates Bank International, la National Bank of Dubai, la Mashreqbank e la Dubai Islamic bank. "La rating "action" - si legge nella nota di S&P's - è la conseguenza della grande esposizione che queste banche hanno nei confronti di Dubai World e della controllata Nakheel, in particolare con riferimento ai rischi che la proroga del debito" crea agli istituti in questione.

Fin qui le istituzioni finanziarie in Medio Oriente. Ma quale la sitazione nel vecchio Continente? Le prime stime sulle potenziali perdite delle banche più esposte parlano di circa 40 miliardi di dollari. Secondo il Financial Times, Hsbc è tra le banche straniere con maggiori investimenti in Dubai (esposizione per 17 miliardi di dollari). Seguono: Standard Chartered (7,8 miliardi), Barclays (3,6 miliardi), Royal Banck of Scotland (2,2 miliardi), Citi (1,9 miliardi), Bnp Paribas (1,7 miliardi), Lloyds (1,6 miliardi). Quanto ai portafogli crediti immobiliari/residenziali gli analisti di Ncb Stockbrockers hanno calcolato che Standard Chartered è la più esposta con il 7% del suo totale negli Emirati arabi uniti, poi Hsbc con il 2%, il trio Barclays, Rbs e lloyds con meno dell'1 per cento. Ovvio che in questa situazione i Cds sono saliti: quello legato a Hsbc è cresciuto a 57 punti (+3), quelli di Standard Chartered a 74 punti (+9), Barclays a 87 punti (+5).

Molte di queste banche hanno sostenuto, nei primi commenti rilasciati, che le esposizioni reali sono limitate. Così com ' è limitata la presenza di Impregilo, tra le aziende italiane che, nelle sale operative, vengono indicate tra quelle attive negli Emirati arabi uniti: "Stiamo terminando la realizzazione di un impianto di desalinizzazione, già realizzato al 90% - fanno sapere dall'azienda -. La nostra posizione laggiù è assolutamente marginale".

Tornado al mondo delle banche, se si guarda alla lista di quelle che hanno giocato un ruolo in operazioni di ristrutturazione del debito per conto di Dubai World (la più recente è di giugno 2008, 5,5 miliardi di dollari), ci sono tutti i player più noti, in particolare della City londinese, ma non solo: Hsbc, Rbs, Lloyds, Ing, Calyon (Crédit Agricole), Mitsubishi Ufj, Sumitomo Mitsui, Emirates Bank e Mashreq Bank. E c'è anche Deutsche Bank, come riporta Dealogic, fra i big continentali coinvolti in bond e finanziamenti a debito nell'area. Secondo gli analisti di Crédit Suisse gli istituti finanziari potrebbero vedere lievitare del 5% gli accantonamenti per crediti inesigibili nel 2010, pari a 5 miliardi di euro dopo le tasse, se perdessero la metà dell'esposizione stimata.

Una situazione che, giocoforza, ha avuto un'immediata conseguenza sul mercato del credito. Si è assistito immediatamente al concretizzarsi della strategia "fly to quality". Il rendimento del Bund decennale tedesco è sceso a 3,18%, rispetto al 3,24% di ieri: cioè gli investitori sono corsi a comprare il debito dello stato in Europa considerato più solido sotto il profilo economico. Un boom di domanda che ha fatto salire le quotazioni e, ovviamente, scendere l'yield. In deciso ampliamento lo spread su Grecia e Irlanda, salito rispettivamente a 200 e 165 punti base. In leggero rialzo anche quello sull'Italia a 87 punti. Ma per il nostro Paese la situazione è molto migliore a quella del marzo 2008, quando l'Italia era lo stato più a rischio in Europa

La notizia shock che fa tremare gli investitori è arrivata mercoledì sera attraverso una nota ufficiale del gruppo, senza che vi fossero commenti, né del presidente Ahmed bin Sulayem né dello sceicco Al Maktoum, presidente della compagnia aerea Emirates, celebre oltre che per la sua ricchezza anche per i suoi 17 figli e per avere manifestato di recente interesse per l'acquisto di grandi club di calcio ( Liverpool, Roma e, secondo indiscrezioni di stampa, Milan) oltre al già sponsorizzato Arsenal.

Dubai World attraverso Nakheel è il gruppo che sta costruendo la famosa isola artificiale delle tre palme e che con il fondo Limitless, lo scorso anno, è stata vicina ad acquistare da Risanamento l'ex area Falck di Sesto San Giovanni. Il governo dell'emirato sta pagando un prezzo altissimo alla crisi e in particolare a quella del settore immobiliare: aveva già annunciato in passato di avere un debito di 80 miliardi di dollari, di cui 70 miliardi originato dalle aziende pubbliche, in buona parte attive nel settore immobiliare.

Negli ultimi anni, infatti, Dubai - un'area quasi priva di petrolio - aveva cercato di differenziare i suoi ricavi con il real estate, ma adesso rischia di esserne travolto dopo che i prezzi delle case sono scesi del 47% rispetto allo scorso anno. "Il Dubai financial support fund inizierà a valutare il perimetro della ristrutturazione è necessaria - spiega in una nota il dipartimento finanziario del Dubai - Come primo passo Dubai World intende chiedere a tutti i creditori di Dubai World e Nakheel una moratoria sul debito almeno fino al 30 maggio".

Per tamponare la falla, il governo del Dubai ha annunciato a inizio anno un vasto programma di emissioni obbligazionarie da 20 miliardi, di cui 10 miliardi già effettuate a febbraio. All'interno di questo piano, l'esecutivo ha annunciato un'emissione da 5 miliardi di dollari che servirà a rimborsare anche i 3,52 miliardi di debiti di Dubai World in scadenza a metà dicembre.

26 novembre 2009

 

 

 

 

 

A Dubai cancellati progetti per l'80% del valore

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25 ottobre 2009

"Dai nostri archivi"

Boom di mall in Sicilia, in arrivo la pista da sci indoor

Dubai World, le banche europee tremano: esposte per 40 miliardi

SINERGIE E PROGETTI / Roma non far la stupida

SETTORE IN MOBILITAZIONE / Dignità per l'agricoltura

La tempesta si abbatte sul Golfo

 

Sono quasi tutti lungo il mare i progetti che hanno fatto le spese della crisi che negli ultimi 11 mesi si è abbattuta su Dubai. Si tratta dei progetti più faraonici, quelli per cui serve tanta liquidità da parte dei costruttori, nonché una congiuntura internazionale più favorevole.

Del resto, quasi tutti i progetti in stand by – da Palm Deira, a Palm Jebel Ali, a Dubailand, a The World – sono legati a doppio filo agli aspetti ludici e turistici e ben poco alle necessità di chi vive e lavora a Dubai. "La crisi qui – spiega Tarek Moustafa, analista per l'Ice di Dubai – ha colpito principalmente i segmenti più alti del mercato. La percentuale dei progetti fermi rappresenta solo il 20% del totale di quelli presentati, ma copre l'80% del valore complessivo. Questo la dice lunga sulla loro tipologia".

Uno dei più grandiosi era sicuramente The World dove tutte le isole sono state già realizzate, ma per il momento ce n'è una sola costruita, in Nord America, su cui si trova una villa dello sceicco. Qui, tra i progetti rimasti per ora su carta, c'è quello di Sahil Khosla, un giovane imprenditore indiano che vive a Dubai da cinque anni e che fa parte della cordata di investitori che nel 2007 hanno comprato "Venezia", decisi a realizzare una fedele copia della città italiana, con tanto di piazza San Marco, Ponte di Rialto, i caffè tipici, oltre a 140 appartamenti, un hotel e una spa.

Tornando sulla terraferma, le gru sono a riposo anche nell'area di Nakheel Harbour & Tower, dove avrebbe dovuto sorgere la torre alta un chilometro capace di superare il primato del Burj Dubai; nonché in Waterfront dove i primi lavori si sono fermati alla fascia costiera, lasciando incompiuta l'espansione verso il deserto lungo il Grand Canal, che si sarebbe dovuto estendere per ben 70 chilometri (misurando le due rive), disegnare una sorta di rettangolo e sfociare di nuovo verso il mare all'altezza del Battuta Mall.

Ovviamente, sui siti dei vari developer non esiste una lista ufficiale dei progetti cosiddetti on hold e ancor meno ne esiste una di quelli cancellati, fatta eccezione per The Universe, che avrebbe dovuto ruotare intorno a The World con una corona di isole raffiguranti i vari pianeti e che in effetti non è nemmeno mai stato ufficialmente presentato. "C'è un motivo ben preciso per cui nessun costruttore dichiara di aver cancellato un progetto – dichiara Filippo Tavernaro, agente per la compagnia di Real estate KeyOne – e cioè perché se lo facesse dovrebbe subito iniziare a risarcire i propri investitori. In questo modo, invece, guadagna tempo e non va incontro a cause giudiziarie. Ma è palese per tanti di noi che progetti come Palm Deira non vedranno mai la luce".

Che l'atmosfera sia sottotono lo si è capito anche dal basso profilo tenuto durante Cityscape, la fiera di settore che si è svolta la scorsa settimana al World Trade Center: i due colossi Emaar e Nakheel, dopo aver dichiarato di non voler partecipare e aver fatto marcia indietro all'ultimo momento, si sono presentati riducendo i metri quadrati e hanno dovuto far buon viso ai visitatori scarsi, rispetto alle folle degli anni passati. "In compenso Dubai sta portando avanti una politica di consolidamento e di visione sul lungo periodo – spiega Francesco Alfonsi, direttore dell'ufficio Ice di Dubai – e sta andando avanti sulla realizzazione di importanti infrastrutture come la metropolitana e il nuovo aeroporto". Sono iniziati da poco anche i lavori per il tram che collegherà la fascia fronte mare di Jumeirah Beach residence alla metropolitana della Marina. (I. Gi.)

25 ottobre 2009

 

 

 

 

 

Ciclone Emirati sulle Borse

In Europa bruciati 152 miliardi

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26 novembre 2009

"Dai nostri archivi"

Dubai World, le banche europee tremano: esposte per 40 miliardi

Il London stock exchange sotto pressione

Borsa, Milano chiude a -1,5Subject:

Lunedì nero per le Borse.Il giorno peggiore dall'11/9

Da Moody's fioccano i tagli sui rating

Aggiornamento ore 17.55. Clicca sui titoli per avere grafici e quotazioni in tempo reale

Giornata da dimenticare per le Borse europee sul timore di un possibile crac del colosso Dubai World, che ha chiesto una moratoria di sei mesi sul maxi debito da 59 miliardi di dollari. L'indice Dj stoxx 600, che fotografa l'andamento dei principali titoli quotati sui listini del Vecchio Continente, ha perso il 3,27%, che equivale a 152 miliardi di euro di capitalizzazione bruciati in una sola seduta.

A Piazza Affari il FTSE Mib cede il 3,60% mentre l'FTSE IT All Share cala del 3,51%. Pesanti ribassi, tra il 2 e il 3,5%, anche nel resto d'Europa con il Dax30 di Francoforte, il Cac40 di Parigi e il FTSE 100 londinese. A livello settoriale le materie prime cedono il 5,24%, mentre le banche il 5,14%. L'oro continua invece la sua corsa, anch'esso sospinto dalle notizie che arrivano dagli Emirati: l'oncia é salita al nuovo massimo storico di 1.195 dollari, poi il fixing in ripiegamento a quota 1.182,75. Dall'inizio dell'anno, i prezzi dell'oro sono saliti del 36%. Gli investitori guardano all'oro giallo come un porto sicuro che permette una diversificazione del rischio in un momento di profonda incertezza. Un investimento finanziario, dunque.

La richiesta di moratoria sui debiti di Dubai World pesa soprattutto sul settore bancario (indice di settore -5,14%, con diversi istituti europei sono esposti verso la holding). Il contraccolpo si fa sentire soprattuto sulle banche che hanno una maggiore esposizione verso Dubai. Come la britannica Hsbc (-5%) che, secondo quanto riportato dal Financial Times, è esposta per 17 miliardi di dollari. Forti crediti sono vantati anche da Standard Chartered (7,8 miliardi), Barclays (3,6 miliardi), Royal Bank of Scotland (2,2 miliardi), Citi (1,9 miliardi), Bnp Paribas (1,7 miliardi), Lloyds (1,6 miliardi).

Nessuna italiana nella lista ma i nostri istituti di credito soffrono comunque la debolezza del comparto insieme ai titoli delle costruzioni. Banco Popolare ha ceduto il 5,01% e Unicredit il 4,85%. Quest'ultima, essendo esposta in Germania, risente anche del rapporto della Bundesbank, secondo il quale le banche tedesche dovranno fare ulteriori accantonamenti su crediti fino a 90 miliardi. Hanno perso in modo pesante anche Buzzi Unicem (-4,71%) e Impregilo (-4,69%). Fra gli industriali, male Pirelli & C che ha lasciato sul terreno il 5,73%. entre il mercato si interroga sulla riorganizzazione del gruppo, dopo che nelle scorse settimane il presidente della Bicocca, Marco Tronchetti Provera, aveva dichiarato che le attività industriali e quelle immobiliari potrebbero separarsi. Il Sole 24 Ore di oggi sostiene che intanto i negoziati tra Pirelli & C Re e Fimit procedono a passo serrato.

Mediaset in calo dopo la buona performance di ieri. In netto calo anche Lottomatica, che ieri ha emesso un bond da 750 milioni di euro. Si salva solo, vicina allo zero, Terna.

26 novembre 2009

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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